Mi piace solo se è vero

Scoprire è la capacità di lasciarsi disorientare dalle cose semplici. Il bello di contornarsi dalla presenza dei bambini la potrei proprio definire in questa maniera. Piccoli vulcani di passioni pronti ad assaggiare esperienze diverse, uno accanto all’altro, in amicizia, quella disinteressata, quella pura. Nessuno riuscirebbe a metterli l’uno conto l’altro e chi andrà in panchina farà il tifo per il titolare. Giovani cuori a testa stagna vedono l’essenziale svestito da preconcetti, percepiscono l’inutile come tale schernendolo dalla conta della sostanza. Vivono il presente con una forza assordante che come un Big Bang spazza nuvole grigie spostandole verso i cieli complicati e a volte tristi del mondo degli adulti. Saggi, anziché gettare olio sul fuoco si adoperano per circoscrivere le fiamme. Morbidi, come la palla che scivola sul manto verdissimo del “Piola”. Evitano di scorticare un graffio fino a farlo diventare una ferita, semplicemente lo curano o se ne dimenticano. Come matador che orientano il toro nell’arena riconoscono il loro momento danzando come stelle del firmamento, a sventolare capacità e talenti senza dimenticare che le soddisfazioni individuali valgono il doppio se a guadagnarci è tutta la classe.
I bambini sanno essere campioni garbati che centrifugano gentilezze ed ambizioni, delicatezza e portento, sono congegni ad alimentazione propria, esistono senza somministrazioni di sentimentalismi o vezzeggiamenti. Sanno piantare margherite in mezzo a inesplicabili muri di silenzio anche senza qualcuno che li applauda - anche se lo meriterebbero molto di più -, riconoscono e strappano erbacce come coltellini svizzeri multiuso. Deliziosi, smisurati e cinici come potenti esplosivi arrivano a colpirti, senza mai giudicare in maniera approssimativa ciò che necessita di un alfabeto a parte, che non danno voti sbrigativi a ciò che non è esibizione ma esistenza.
Di contro, noi grandi. Corriamo senza un pensiero verso il precipizio, dopo esserci messi davanti agli occhi qualcosa che impedisce di vederlo. Schiavi della scorciatoia, dimentichiamo l’importanza del bello - in senso filosofico - per arrivare in maniera furba e veloce al risultato, ne andiamo anche vergognosamente molto fieri. Cani da tartufo che anziché cercare il tesoro puntano verso gli alibi con il lamento per essere stati beccati. Gli adulti si sono abituati alla visione della mediocrità ma disabilitare lo spettatore alla bellezza del vero lo convince che conta solo il risultato: meno è visibile, più è infelicemente raggiungibile da tutti. Gli adulti si aspettano in modo erroneo qualcosa di lineare, come istintivamente e comodamente si è portati a fare. Il racconto di quello che sei stato e sarai, invece, ti viene incontro come un bagliore confuso e imperfetto, con cui il cielo si specchia. Come risate sugli spalti per aver riconosciuto il tuo calciatore preferito, come lo sbaglio del portiere del Trento che poteva succedere anche a quello del Novara e le sue lacrime di dispiacere sono lacrime di tutti.
I bambini, per quanto a volte in maniera assordante, mi sollevano da quello che non riesco ad essere ed io li accompagno lontano da dove loro non vogliono stare. Il segreto sta tutto nella natura del vero: volteggiare come farfalle e pungere come api.
A Viola, perché “mollare” è una parola che non conosce. A chi non ha mai smesso di passarle le armi per combattere. A tutta la 4^B che vede l’essenziale senza bisogno di raccontarlo.