Un violento decrescendo - I AM CALCIO ITALIA

Un violento decrescendo

Mister Giacomo Gattuso
Mister Giacomo Gattuso
NovaraSerie C Girone A

Esonerare un allenatore dietro l’obsoleta scusa di una sconfitta. Una sorta di io ti avevo avvisato” a fine campionato. La mortificazione della domenica soprattutto per motivo, modo e tempo. Rapporti incrinati, dicono.                                                                                      

Giacomo Gattuso viene esonerato dal ruolo di allenatore del suo Novara FC, notizia che qualcuno già mormorava per le strade di provincia ma che non per questo ha destato meno sofferenza e incredulità. Facile cacciare senza fermarsi a pensare cosa stiamo perdendo. Un mister che è sempre stato sicuro di ciò che decideva, ignorando la tuttologia provinciale. Un uomo risolto, senza nessun bisogno di far cadere gli altri per stare in piedi, già solo questo un gran bel guadagno.                                                                                

Panchine non utilizzate, dicono. 

Effettivamente anche io ho pensato che un Desjardins al posto di Ganz con molta probabilità avrebbe quantomeno provato a tirare un pallone invece che scappare ogni volta che la palla rotolava verso i suoi piedi. Era un mal pensare lasciare in campo gli insostituibili zoccoli duri per sostituirli con chi è fresco, giovane e con pochi chilometri nelle gambe. Magari la spensieratezza paga ma magari a pagare sono solo i muscoli e i giorni in infermeria.        

Non era in grado di dare la svolta, dicono.                                                                     

Forse essere stati quarti in classifica è stato un abbaglio, forse i 2 punti di penalizzazione sono solo colpa dell’allenatore. Forse essere decimi -sempre con meno 2 - è talmente degradante che dobbiamo insegnare ai nostri figli solo a vincere, che dal secondo in poi siamo tutti perdenti. Gattuso ha formato una squadra abituata a lavorare insieme con coerenza, sorrisi, gerarchia e regole sane, con una preparazione atletica che non lascia spazio alle polemiche. La svolta la fanno i calciatori che hanno intorno compagni sportivamente da temere per creare quella sana competizione che trasforma l’agonismo individuale in successo di squadra. La panchina in questo senso, è pressoché vuota e lo stimolo mentale è ciò che smuove la semina del campo, oltre che la mente di ognuno.

Chilometri sui quadricipiti che obbediscono alle strategie di un allenatore che studia notte e dì il calcio, che sa parlare ai suoi uomini, che ha preso il treno ogni giorno con il cuore diviso tra Como e Novara, città che ama entrambe. Un allenatore che sa far tacere l’insolenza e non scende a compromessi se non coincidono con le sue idee calcistiche ed i suoi pensieri sportivi e con i propri indissolubili principi morali. E questo è il prezzo inevitabile che paga chi si espone, gli incorruttibili, gli inossidabili. Uomo coraggio che sa ancora dire “no”, come un padre che cresce scugnizzi per farli diventare uomini.                                                  

E poi arriva una sberla. In rovesciata. Eccolo il conto.

È meschino quando certe cose si dimentichino, arenate dalla prima scusa possibile, da una decisione già presa in attesa solo del momento in cui metterla in scena, scelte che di professionale hanno ben poco da narrare. Spodestarlo come capo branco significa solo non voler bene alla squadra che ora si trova ancora allo sbaraglio, senza padre, senza senso per averlo perso, ad uno schioppo dalla fine delle regular season, a ricominciare ancora una volta a rimboccarsi le maniche e cercare un cielo azzurro che ora non c’è. 

Oggi abbiamo perso tutti un professionista che è rientrato a Novara più di un anno fa così come lo avete volutamente fatto uscire, come un signore. Ancora una scelta che vi fa perdere di credibilità. Ancora una freddura che in primavera non si scalda. Seggiolini vuoti. Malinconia. Domande senza risposte. Risposte disoneste. Vorrei salissimo, non di classifica ma di nobiltà. E invece un violento decrescendo. Un inferno a fuoco lento.

Alice Previtali

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