Padova abbattuto, il mister: "Questo Novara mi ha stupito ancora"

L’aperitivo della domenica. Il momento in cui viene salutata una settimana che per più di una persona è stata pesante, sofferente e nervosa. Uno Spritz offerto direttamente dai Colli Euganei o un bicchiere di Moscato Docg, tannico e gradevole al palato che sprigiona discrete sensazioni di contrasto tra secchezza e ruvidità, goduto tra le risaie di una provincia messa finalmente a tacere da una squadra che ha dovuto schivare giudizi e pregiudizi, molti anche al limite del paradosso.
Tra gli archetti di vino che scivolano nel bicchiere, le gocce scorrono nel vetro formando lacrime - come li definisce il linguaggio enologico - che tornano al vino risuonando boati di gioia per aver non solo sconfitto la capolista di stagione, il Padova, ma per aver giocato una partita che forse poche squadre avrebbero potuto sostenere così, in modo impeccabile e maschio.
Le parole del mister nel post conferenza parlano chiaro : “Dovevamo per forza farlo perché dopo la partita contro il Caldiero, oggi ci serviva una reazione immediata.”. La sua squadra, come lui la definisce sempre, con un attaccamento ai suoi ragazzi che forse non è chiaro agli occhi di tutti ma che ben traspare quando regala i meriti solo a chi in campo ha giocato: “Devo fare i complimenti alla mia squadra che ancora una volta non mi ha tradito, quindi tutti i complimenti vanno solo a loro per tutto quello che hanno dato sul campo, una squadra in grande emergenza contro una squadra fortissima che per ogni cambio che faceva non sapevamo che tipo di forza potevano metter dentro, per la grande qualità che hanno. Però la mia squadra ha retto, siamo anche andati in affanno ma ci sta, contro una corazzata del genere. Siamo contenti, soddisfatti e molto felici, soprattutto per la mia squadra che ancora una volta è riuscita a stupirmi per la prestazione, per l’attaccamento e per i valori morali che hanno messo in campo.”
Eleva lucidamente il discorso a chi gli chiede di motivare la scivolata nella partita precedente, dove il Novara sembrava aver perso la sua ragione d’essere o forse rifletteva, semplicemente, l’immagine che gli si è voluta dare: “Non è successo nulla, è una cosa che può succedere. È una squadra che dà sempre tanto, quasi sempre gli stessi, ormai da tanto tempo. Cosa si può dire a questa squadra? Anche se l’altra settimana abbiamo fatto malissimo la mia squadra ha sofferto per quella prestazione però è importante che ci sia stata subito una reazione forte e pur essendo in difficoltà, magari di formazione di giocatori per diverse assenze, è dura e quindi ancora una volta abbiamo retto, abbiamo stretto i denti, abbiamo fatto chiaramente una partita di grandissimo sacrificio, era quello che dovevamo fare, sono contento veramente per i miei ragazzi e ripeto il merito è solo loro”.
Ci racconta anche dell’uscita quasi immediata di Raul Asencio, dopo il gol al 5’ e ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa che poi non è altro che l’insieme di elementi che portano un allenatore alla determinazione di scelte: “Quando parlo poi magari alcune volte si pensa che io magari, perché arriva qualche acquisto, non lo voglio far giocare. È chiaro che ci sono giocatori che sono arrivati dopo tanto tempo che non giocano e sono a rischio intanto di infortuni, come è successo: perché questo è il secondo, si era fatto male già quando aveva fatto la prima partita, dopo venti minuti avevo fatto il cambio e oggi ancora, per cui è questo purtroppo. L’ importante è che sia finita bene perché tra l'altro aveva fatto anche gol e si meritava di continuare la partita.”
Il clima è sereno, la gente intorno sorride e si rimangia con una facilità sbalorditiva i cattivi giudizi dati negli ultimi sette giorni, fregandosene dei segni lasciati. Ma Gattuso non si è visto in campo durante il warm-up dei suoi, momento in cui ha sempre presenziato e la sua espressione è lontana dalla leggerezza con cui dovremmo sorseggiare il nostro vino. Sul bicchiere ormai vuoto è rimasto il segno di qualche lacrima.