Bada a come parli - I AM CALCIO ITALIA

Bada a come parli

Giuseppe Agyemang
Giuseppe Agyemang
NovaraSerie C Girone A

Stadio Giuseppe Voltini, Crema. La partita Pergolettese-Novara FC sta giungendo al termine, il giocatore azzurro dal sorriso smagliante Giuseppe Agyemang si dirige adirato verso gli spalti avversari, replicando contro i tifosi della squadra di casa, dopo che presumibilmente, ha sentito qualcosa di offensivo -molto offensivo vista la reazione- nei suoi confronti. Trattenuto fisicamente dai compagni si calma mentre la partita finisce con 3 punti in nostro favore.                                                    

Nei giorni successivi si chiarisce ciò che è successo: l'insulto destinato ad Agyemang era di stampo razzista e ne fa seguito la nota della squadra lombarda: "L' U.S. Pergolettese tiene a precisare che questo comportamento non fa parte dei valori sportivi in cui la società ha sempre creduto e si dissocia dal comportamento di questi pseudo tifosi che arrecano solo del male all' immagine della società". La Pergolettese porge le scuse anche alla società del Novara FC (quindi anche al calciatore) e nel comunicato aggiunge: "Credere che ancora oggi possano esistere non solo sui campi di calcio ma anche nella vita civile questi comportamenti razzisti verso giocatori o persone di diverso colore della pelle o di cultura, lascia perplessi e attoniti".                      

I concetti scelti e utilizzati descrivono in maniera così precisa la sensazione vissuta dopo questo spiacevole episodio. Già, perchè chi non conosce la storia - intesa come materia che ricerca e studia i fatti del passato- non ha nemmeno idea di ciò che sta affermando, eppure in un 2025 già inoltrato, non ha scusanti neanche se si appella ingenuamente alla propria ignoranza, utilizzandola come blando giustificativo. Un progetto mediatico, sociale e nazionale, atto a sensibilizzare la popolazione rispetto a questi delicati temi ci ricorda quotidianamente cosa comporta il cattivo uso di parole, di categorie e di cattiverie ed il perchè. Ci sono e ci sono state innumerevoli campagne antirazziste, progetti inclusivi, celebrazioni in ricordo di fasi storiche o situazioni collettive come gli appena passati Giorno della Memoria, Giornata dei Calzini Spaiati o quella contro il Bullismo ed il Cyberbullismo. L'importanza della tolleranza sulla diversità è fruibile non solo per la fasce scolarizzate ma anche ai "semplici" frequentatori dei web o ancora più banalmente dei social. È quindi impossibile che l'insulto sia stato verbalizzato per caso, anche i più stolti sono stati informati -o hanno fruito dell'informazione di rimbalzo, senza un grande investimento sull'apprendimento- da essere consapevoli della ferita che quel tipo di definizione porta. La modalità con cui viene prodotto tale insulto è così antica, restia, superata da pensare che chi lo dice lo fa per dirlo, non per errore né per sbaglio.

Esistono parole ma anche parolacce migliori - se vogliamo darci quel tono tanto tristemente acclamato da Tony Effe - cui utilizzo sugli spalti potrebbero anche essere legittimo, per esprimere concetti calcistici senza bisogno di insultare personalmente nessuno, come se questo mondo fosse fatto poi di un unico colore, come se tutte queste diversità fossero una rarità. E come se l'autore del gesto avesse bisogno di accendere una sigaretta per pensare di conquistare il mondo ma poi non è capace di aspirarla. E allora basta chiedere scuse al posto di chi ha colpa, la colpa di non sapere: la squadra (qualsiasi essa sia), seppur abbia agito professionalmente e umanamente, merita di potersi discostare dal responsabile, togliendogli la patria potestà calcistica. Ed i 3 mila euro di multa, come il giudice sportivo ha pattuito, dovrebbero uscire dal portafoglio del parlante e non dalla società che ha scelto di tifare, possibilmente tutti in monete rosse. 

Ognuno è responsabile delle proprie azioni e delle parole che sceglie di utilizzare e dovrebbe pagare o rimediare singolarmente, soprattutto se non si è ancora accorto che il mondo è ormai variopinto e l'unico che risulta essere diverso, oltre che nefando, démodé e inopportuno, è solo lui. E Tony Effe.

Alice Previtali

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