Il Lancini Gate - I AM CALCIO ITALIA

Il Lancini Gate

L’ex Edoardo Lancini
L’ex Edoardo Lancini
NovaraSerie C Girone A

Premesso che mi tengo quasi fuori dal mondo del calciomercato novarese, non conosco gli scenari che ci sono intorno allo stadio rispetto alle compravendite se non quelle ufficializzate e non scalpito nemmeno per saperli. Il mio scrivere - come sapete - non verte sulle notizie fresche, sull’uscita di un giocatore e l’entrata di un altro o su ciò che fa notizia quanto piuttosto di quanto il modo di condividere e raccontare al pubblico (o sottintendere) porti conseguenze tanto da originare spesso bombe mediatiche che fanno più feriti della notizia stessa. Sto parlando del caso Lancini. E ne parlo in base a quello che ho letto o sentito, certa che chi scrive o dice sia a conoscenza, anche in virtù dei rapporti stretti all’interno della società, rispetto al mio poco frequentarla "vis a vis", quindi legittimiamole per vere. 

Edoardo Lancini arriva a Novara e si dimostra subito un ottimo calciatore, irascibile in campo a volte ma sempre ben lucido e funzionale a dare una grande mano in difesa che diventa, insieme al centrocampo, il reparto d’oro della squadra azzurra. Ammirato dai tifosi, amico dei compagni, è un ragazzo di fiducia anche per l’allenatore che lo fa giocare spesso e volentieri. Lancini non ha mai nascosto di voler cambiare aria ma quando si vuole variare non lo si fa necessariamente per un disagio, magari si vogliono solo ridestare i confini oppure ci sono altre motivazioni fuori dal nostro diritto di farci gli affari degli altri, che però si deve necessariamente fare chi di Lancini ha il contratto in mano, non ancora scaduto oltretutto.

Edoardo continua non solo a giocare ma a giocare bene, si impegna, si arrabbia, si appassiona. Poi si fa male, forse alla schiena. Inizia a lamentarsi e non sentirsela di entrare in campo. Si inizia a vociferare di un male finto, al fine di preservarsi per eventuali lidi futuri, iniziano a girare voci, brutte voci. Si parla di un avvicinamento a Baldini, sua vecchia conoscenza. Edoardo sta in panchina, soffre o così sembra. Gattuso nelle ultime conferenze accenna a giocatori che lo hanno deluso, che sembra vogliano preservarsi per future squadre ma non fa nomi, ovviamente, fermo nel suo compito di allenare, mica di ricercare “talpe”. E poi potrebbero essere tanto Lancini, quanto Riccardi, Ongaro, Manseri e Ganz. Quello che è certo è che un gruppo se ne vuole andare e tra questi Edoardo.

Lancini e il suo procuratore sembrano prendere contatti proprio con Baldini ed il Pescara, la notizia gira. Passano i giorni, dalla società azzurra dichiarano sia una bufala fin quando il difensore entra al “Piola” e prima di un allenamento dice Ciao, me ne vado”, guarda caso al Pescara. Lancini fa arrabbiare tutti, per il modo e il silenzio con cui ha agito, tacendo fino ad affare fatto o così pare. La notizia gira, i giudizi anche, su alcuni social dedicati non si parla d’altro. Ma i panni sporchi, diceva mia nonna, si lavano a casa propria, ed aveva ragione.

Nella rabbia contro Lancini, pubblica e condivisa, si sta trapassando qualcosa di più forte ed esplosivo: la credibilità della società azzurra, impegnata a smentire i pettegolezzi sul difensore senza - sempre legittimando i rumors - verificarne la veridicità e continuando a diffondere il suo irremovibile motto: “Non si tiene chi non vuole restare”. È proprio nel Lancini Gate che i filtri di bellezza mediatica, quelli che fanno sembrare integri e risolti (il tacere, insomma), sarebbero serviti a coprire celluliti verbali, difetti interni e sbavature societarie. Ammesso e concesso che non sia convenuto economicamente lasciarlo andare, in un adolescenziale “Io non chiamo se tu non chiami” tra società, oltre ad essere passati per quelli presi in giro dal ragazzo dagli occhi blu e dalla società abruzzese - almeno così si è percepito - abbiamo fatto una pessima figura di superficialità e, checché se ne dica, perso un altro ottimo calciatore.

Abbiamo però soprattutto tristemente perso l’immagine di maturità: Lancini è tanto voltagabbana e criticabile quanto una società che non ha capito cosa stava succedendo o come ipotesi peggiore, sapeva ma ha lasciato fare. E da tabloid, nell’intenzione di far diventare l'ex calciatore azzurro uno stronzo e mercenario, addirittura incapace di giocare quindi non una grave perdita, si è vestita la società del Novara come vittima di se stessa e questo, per quanto sia veritiero o meno, non doveva trapassare pubblicamente. L'immagine é importante e questa è molto avvilente nonché immeritata per la squadra stessa e forse anche per la società che ha il diritto di inciampare senza condividere la caduta - indipendentemente dalla volontà di autorevolezza che abbia al suo interno - soprattutto considerando la giovane età del nuovo Direttore Sportivo a cui si addossano le mancanze.

Ovviamente parlo da tifosa del Novara, altrimenti la domanda da farci non verterebbe sul perché da qui tutti vogliono andarsene, ma piuttosto perché la società non ne sa mai nulla di quello che succede, siano essi i conti da pagare o le trattative in corso?

Nel frattempo la colpa è passata alla moglie del difensore che voleva andare a vivere vicino al mare. Chiamala scema. 

Alice Previtali

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