Calcagni, il ghepardo azzurro
Al centro del campo, guardingo e scattante. Macina chilometri senza risparmiarsi mai. Una garanzia per la squadra, per la società e per i tifosi, senza però essere mai scontata. Riccardo Calcagni ci racconta il suo ritorno in campo, le sue aspettative e quanto conta essere pronti, sempre.
- Sei stato fuori dal campo per un mese e mezzo, come stai? Sei completamente guarito dall’infortunio che hai avuto?
"Sì, sono stato fuori un mese e mezzo, mi sono fatto male contro il Caldiero; io in campo non ho accusato quasi nulla, solo un crampetto nel primo tempo, sono stato sostituito a metà del secondo ma per stanchezza generica. Poi ho sentito tirarmi la parte bassa del polpaccio e dalla risonanza è emersa una lesione tra primo e secondo grado del soleo, un punto molto ostico, lesione profonda fino quasi alla tibia. Ora sto abbastanza bene, non ho ancora recuperato la condizione di prima però quella verrà con gli allenamenti e con le partite".
- Quella contro l’Atalanta U23 è stata una gara che merita di essere ricordata soprattutto perché avete avuto la capacità di tenere testa e confondere una “signora” squadra coma quella bergamasca. Pesa non essere riusciti a portare a casa una vittoria, sfiorata anche grazie - tra l’ altro - ad un paio di tue conclusioni finite ad un passo dal bersaglio grosso oppure il buon punto dà il via al 2025 in maniera comunque moralmente importante?
"Diciamo che prima di una partita ci si fa sempre un quadro, ovvio che se vai a giocare a Padova speri di conquistare un pareggio, a Vicenza uguale e con l’Atalanta magari prima avresti firmato per un pareggio. La partita prende una piega o da una parte o dall’altra e per come è andata il pareggio secondo me è giusto perché è stata giocata a viso aperto da tutte e due le squadre però ci sono state sicuramente un paio di occasioni in più a favore nostro che, se sfruttare meglio o con un po’ più di fortuna, come ad esempio il mio colpo di testa chiuso da una bella parata del portiere, avremmo potuto andare in vantaggio e magari lo avremmo anche tenuto. Il pareggio è giusto per come è andata la partita però ci può essere qualche rammarico".
- Fatichiamo sempre un po’ a finalizzare, di cosa abbiamo bisogno secondo te? Giocatori freschi nella zona più offensiva, più precisione nei tiri, meno paura?
"Ovvio che l’attaccante da 20 gol, ad esempio, ti può dare una mano però secondo me segna tutta la squadra e difende tutta la squadra. Quando difendi male non è solo colpa della difesa e del portiere e se non segni non può essere solo colpa degli attaccanti. Noi gli attaccanti ce li abbiamo: Ongaro che all’ultima partita era infortunato o Ganz, in quel caso era stato messo Morosini come prima punta e Agyemang trequartista per sfruttare la sua velocità. Anche Manseri che non giocava da diverso tempo ha dato il massimo quindi sicuramente ci dev'essere più precisione anche da parte di noi centrocampisti, sfruttare meglio qualche occasione ed essere più precisi nei cross. Il gol è un episodio che può venire da un tiro brutto con una deviazione mentre un tiro bellissimo può non essere gol. Se una squadra segna poco, magari c’è un problema ma non per forza".
- Ti aspetti qualcosa dal calciomercato?
"Di solito non rispondo a queste domande perché non leggo giornali né i siti perché non mi piace né che tutti ti elogino quando le cose vanno bene né che tutti affossino quando le cose vanno male, che tanto le cose vanno bene quando vinci e vanno male quando perdi; io guardo la mia prestazione, non guardo se vinciamo o perdiamo. Ovvio che io voglio vincere e non perdere però da giocatore guardo la prestazione che è quella che mi porta alla vittoria oppure no. Tutto ciò per dire che non seguo, non leggo e non ascolto il calciomercato, sono felice per chi arriva e per chi va via mi dispiace perché sicuramente perdo un amico però di quello se ne occupa il Direttore".
- Hai detto nell’intervista post partita che per te è più stimolante giocare contro calciatori di livello, come appunto qualcuno dell’ Atalanta U23 che ha avuto la fortuna di debuttare in Serie A. Secondo te questo discorso potrebbe valere anche all’interno del gruppo, ovvero se il calciomercato portasse in azzurro giocatori forti, indipendentemente dalle loro esperienze, potrebbe dare ulteriormente un incipit per fare meglio e dimostrare di poter farlo ancora di più?
"Sicuramente avere giocatori molto forti in squadra anche nel proprio ruolo porta a stimolarti molto di più, a dare molto di più in allenamento. Ti faccio un esempio un po’ brutto: se io nel mio ruolo non ho sostituti o magari ho un sostituto di un livello più basso del mio o che il mister non considera, io mi posso anche permettere in allenamento di adagiarmi un pochino e quindi perdo anch’io un po’ di livello perché tanto so che gioco. Se invece ho un compagno in squadra molto forte a cui magari devo “rubare” il posto da titolare, in allenamento devo per forza dare il massimo e quindi si alza il livello in tutta la squadra".
- Siamo al nono posto in classifica con 29 punti, in cima troviamo il Padova primo con 57, a seguire Vicenza con 47, Feralpisaló con 39 e l’Atalanta U23 con 36. Tutto è possibile o dobbiamo accorciare i sogni?
"Nel girone di ritorno si cerca sempre di far meglio di quello d’andata, noi scendiamo in campo per vincere tutte le partite che siano in casa contro l’ultima in classifica o che siano a Padova contro di loro poi, come ti ho detto prima, ti fai anche una visione realistica di quello che può essere per poi magari andare a vincere a Padova o vincere a casa contro la Clodiense di turno. Noi sappiamo di essere una squadra forte, io lo vedo in allenamento che abbiamo un’intensità elevata e che abbiamo giocatori di livello. Sono fiducioso, è nelle nostre mani mantenere o aumentare anche il nono posto, poi che possa migliorare o peggiorare la classifica non lo so perché purtroppo molte volte le partite sono decise da episodi però è nelle nostre corde quello di mantenere o crescere ulteriormente".
- Da questa stagione sei tornato a indossare il numero 19. È importante per te avere questo numero sulla schiena?
"Non fondamentale perché non sono scaramantico, ho giocato due anni qui a Novara senza quel numero. L’anno scorso per quanto il campionato non sia stato all’altezza delle aspettative, io sento di aver fatto una buona stagione e non lo avevo sulle spalle però è un numero a cui sono molto legato, non ha un significato particolare per date o altro. È un numero ricorrente che avevo da giovane, indossato in varie occasioni, mi sono sempre detto che se fossi arrivato a giocare ad alti livelli sarebbe stato il mio numero è quello è stato".
- Ce lo prometti un gol, magari sabato a casa nostra?
"Ve lo volevo promettere già la settimana scorsa ma è stato più bravo di me il portiere. Io ci riprovo, per quanto quella del gol non sia la mia dote principale, però ci provo, vediamo se riusciamo ad edulcorare una vittoria con un mio gol".
È così sia.