Signor Capitano
Esemplare. Guida i compagni con sicurezza ponendo il successo di squadra prima del suo. Un leader vero che fa della correttezza e dell’umiltà i suoi mantra. Mai una parola fuori posto né un atteggiamento irrispettoso. Capace di controllare la situazione anche quando è difficile. Coraggioso, non si tira mai indietro. Numero 21, Roberto Ranieri, capitano del Novara FC risponde alle nostre domande con schiettezza e sincerità.
- Siamo a dicembre e hai già segnato il quarto gol. Quanto vuoi farci impazzire questa stagione?
“È una situazione un po’ insolita per me, gioco da otto stagioni e ne avevo fatti due. Prima ci scherzavano i miei compagni perché non lo facevo mai mentre adesso ci stiamo scherzando perché ne ho fatti quattro. Chi mi conosce sa che è assolutamente un aspetto che non guardo, non mi è mai pesato, anche guardando le mie statistiche ho sempre giocato tante partite per quello che mettevo in campo non sicuramente per numeri o per marcare il cartellino. Però la stagione è ancora lunga e ben venga”.
- Sei da sempre un punto di riferimento e una garanzia per la squadra, per gli allenatori e per noi tifosi ma nelle ultime partite hai dovuto sopperire alla mancanza dei tuoi due fidi compagni (Di Munno e Calcagni) e ne è risultato un Ranieri feroce che oltre a redigere la squadra come registra ha letteralmente mangiato il campo. È il peso della responsabilità che ti ha fatto giocare in maniera così precisa e impeccabile?
“Sicuramente le assenze di Di Munno e di Calcagni sono state ben rimpiazzate perché Basso in questo ultimo mese ci ha dato tanto e Donadio come mezzala nelle ultime tre partite è un ruolo che ha intrapreso molto bene perché si è impegnato, era messo bene in campo e ci dava anche modo di ripartire perché le sue caratteristiche sono la forza nelle gambe e noi nelle ripartenze siamo pericolosi e questo si è visto. Dell’essere più grintoso penso sia un fatto personale, di una buona condizione fisica: sono stato fuori un mese e mezzo per tutto il ritiro che è una base molto importante per poi arrivare bene al campionato; in settimana non puoi fare carichi come in ritiro, devi stare sempre attento per arrivare bene alla partita, in allenamento mi accorgo di sentirmi molto bene e quando si sta bene fisicamente si prendono più responsabilità e c’è sicuramente più grinta”.
- Il Novara è diventata una squadra fatta di anima e cuore, cinica e credibile. Quali sono gli ingredienti perché una squadra funzioni?
“Questa cosa l’abbiamo avuta da gennaio dell’anno scorso: lo spirito di sacrificio, l’aiutarsi tutti insieme. L’anno scorso forse un po’ troppo e questo ci permetteva di non portare a casa le partite, quest’anno abbiamo un bello zoccolo duro ed eventuali cambi che ci permettono di non essere mai in sofferenza come l’anno scorso. Non c’è un segreto vero e proprio, solo essere tutti ragazzi seri, vuol dire che ci si tiene e ci si tiene tanto e quando ci tieni tanto ti sacrifichi per portare a casa qualcosa per te stesso ma anche e soprattutto per la squadra.
- Negli ultimi anni il calcio è cambiato: si è sempre alla ricerca del bel gioco quando invece ci si dimentica che questo sport ha una sola e semplice regola: fare gol e cercare di non prenderli. A tal proposito ti cito Roberto Baggio che dice “il calcio è fantasia, non geometria”. Cosa ne pensi?
“Ognuno ha il suo modo di vederla ed è bello anche per questo, non c’è una legge scritta che ti dice cosa ti fa vincere o perdere. Ci possono essere percentuali e statistiche ma penso che bisogna essere bravi a fare un po’ tutto: bisogna cercare di proporre un buon gioco se hai determinate caratteristiche oppure anche stare in attesa e giocare sulle ripartenze, dipende dalle caratteristiche degli 11 che stanno in campo. C’è chi preferisce perdere ma giocare bene e chi giocare male ma vincere, ci sono tanti pensieri ed è bello anche per questo”.
- Che cosa significa essere capitano di questa squadra?
“Non ci penso troppo, forse ci ho pensato tanto i primi mesi dello scorso anno dove comunque per me era una situazione nuova e non era facile perché magari mi facevo dei problemi per niente o mi caricavo di chissà che cosa. Si tratta solo di prendersi delle responsabilità, se c’è da parlare nello spogliatoio o da guidare la squadra in un momento di difficoltà, che comunque ce lo si aspetta non da un capitano ma da giocatori esperti: può parlare Bertoncini, Lancini o Lorenzini hanno lo stesso peso che il mio”.
- Anche a te la mia domanda di rito di questo periodo, cosa chiedi a Babbo Natale?
“Di finire l’anno nel migliore dei modi, spero che venga sempre più gente allo stadio perché comunque ne abbiamo bisogno. Più gente c’è allo stadio meglio è per tutti: per la squadra, per l’ambiente, per la società. Poi chi lo sa, può succedere di tutto nel mercato di gennaio o nel futuro”.
Vero e signore, dentro e fuori dal campo.
Roberto Ranieri, il nostro capitano.