Un sodalizio consacrato - I AM CALCIO ITALIA

Un sodalizio consacrato

Calcagni, Ranieri e Di Munno.
Calcagni, Ranieri e Di Munno.
NovaraSerie C Girone A

Movimenti, automatismi ed intese. Il meridiano di Greenwich della squadra del Novara FCUn sodalizio consacrato anche fuori dal terreno di gioco quello dei tre centrocampisti Roberto Ranieri, Alessandro Di Munno e Riccardo Calcagni che oltre ad essere eccellenti solisti sviluppano in campo e insieme l’idea e la realizzazione del gioco. Vederli registi uno dell’altro ci fa chiedere se essere amici possa essere la marcia in più per la consolidazione di un reparto, come se a scambiarsi un po’ di vita si possa stringere l’intesa di una fascia di campo che da mesi non fa una crepa. Lo abbiamo domandato a loro.

- Voi siete amici anche fuori dal campo, si dice generalmente che non conta questo per lavorare meglio in gruppo ma secondo te quanto è importante poter condividere alcuni vissuti e vivere parte del quotidiano insieme? Quanto conta questo per poi rifletterlo sul campo?

Risponde il capitano Roberto Ranieri"Siamo assolutamente amici fuori dal campo, ci troviamo molto bene tra di noi infatti spesso anche dopo gli allenamenti ci troviamo per mangiare insieme durante la settimana o anche dopo la partita, se il giorno dopo lo abbiamo libero rimaniamo tutti a Novara. Spesso ci troviamo insieme anche per parlare della gara, di come è andata, nel bene e nel male oppure per svagarci un po’, non solo noi tre, ci sono anche altri nostri compagni. Noi tre però fuori dal campo stiamo bene, c’è complicità, ci capiamo. È nato tutto giocando: da metà stagione dell’anno scorso, da quando ci hanno messo in campo tutti e tre insieme, penso che anche da fuori si è sempre visto che ci fosse dell’armonia tra di noi e filava sempre tutto liscio. Essere amici fuori dal campo è una componente non obbligatoria nel mondo del calcio ma che ti può dare una mano; io sono stato in spogliatoi dove non si andava a cena fuori però quando si entrava sul campo ognuno dava il 100% per l’ altro mentre sono stato in altri spogliatoi dove non era così. Un mio modesto parere è che l’amicizia ti può dare quel qualcosa in più, io nei rapporti con i miei compagni di gioco preferisco avere anche un rapporto fuori dal campo e penso che valga così anche per loro due. Stiamo bene noi tre ma anche con tutti i compagni di squadra e questo influisce tanto sul campo".

- Al di là degli schemi tecnici, preparati e studiati a memoria si vede una forte alchimia che c è tra voi tre tanto che sembra quasi che possiate giocare a occhi chiusi. Come fate a capirvi così bene a livello sportivo?

Lo chiediamo ad Alessandro Di Munno. "Credo che a livello calcistico siamo tre giocatori che parlano la stessa lingua e intendono il calcio in maniera molto simile. Ma come dici tu oltre agli schemi tattici e tecnici, l’alchimia che abbiamo creato in questi ultimi anni in campo sia data anche dall’unione che abbiamo fuori, perché siamo ottimi amici, ci troviamo bene, passiamo quasi tutte le giornate insieme e quindi penso che questo faccia la stragrande differenza. In tutte le squadre i traguardi li raggiungi soprattutto per l’unione che crei con i compagni anche fuori dal campo. La cosa bella è che anche in campo cerchiamo di aiutarci tra di noi, c’è il momento in partita in cui c’è bisogno di darci una scossa, quello in cui dai un consiglio ad un altro, quello in cui si alza la voce perché l’altro tatticamente non è messo bene. Il bello che si è creato è che ci aiutiamo sempre".

- Constatata questa grande alchimia che vi porta a giocare in una maniera eccellente, nel momento in cui uno di voi viene sostituito come per altro succede, è uno svantaggio oppure quella connessione è possibile tramandarla anche a chi vi affianca in quel momento?

Ci risponde Riccardo Calcagni. "Tra di noi c’è molta alchimia, ognuno ha le sue caratteristiche ad esempio io e Di Munno siamo quelli più esuberanti, ad occupare tutti e due la stessa fascia quindi più irrazionali mentre Ranieri deve essere il tappabuchi più intelligente e sacrificato che va ad occupare il buco che uno dei due magari lascia per effettuare queste rotazioni. Anche per gli altri del centrocampo diventa importante riuscire a ricreare queste cose, sicuramente lo hanno capito e si mettono a disposizione per ricreare rotazioni dove non c’è un ruolo fisso ma bisogna occupare bene gli spazi. Non siamo insostituibili ma dall’anno scorso piano piano si è creata questa alchimia creando questo modello di centrocampo ma non è che siamo intoccabili o inamovibili, anzi ogni settimana ci mettiamo in discussione tutti, chi gioca più e chi gioca meno, sia in centrocampo che negli altri reparti per far scegliere al mister la migliore formazione. Noi tre ci troviamo molto bene ma ci troviamo bene anche con altri".

Amici e compagni di squadra, un binomio che sicuramente rende più solida la loro evidente connessione sportiva.

Alice Previtali

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