Numero, maglia e combinazione
Il numero di maglia è collocato alle spalle di un calciatore, come fosse un angelo custode, un riconoscimento spesso personale da essere interiorizzato e diventare un’anima. Sulle maglie dei giocatori i numeri sono comparsi nel decennio 1920-1930 per indicarne semplicemente i ruoli. Si indossavano le maglie con i numeri dall’1 all’11 mentre i sostituti li avevano dal 12 in poi. È stato il Milan la prima squadra italiana ad aver impresso i cognomi dei giocatori sulle proprie maglie nella partita di Coppa Italia nel 1980, data dalla quale i numeri, poco a poco, sono diventati veri e propri simboli. Nella stagione 1995-96 le maglie hanno fatto spazio ai cognomi e alla libertà di scegliere una numerazione particolare di una o due cifre, spaziando da 1 a 99 indipendentemente dal ruolo in campo.
Appassionata di numeri e anche curiosa del motivo per talune scelte di maglia, la partita a Zanica del Novara FC contro l’Albinoleffe non poteva che farmi soffermare sulla schiena del bergamasco Renato Gatti, numero di maglia 44. Probabilmente come fece l’ex Perugia Fabio Gatti, ha scartato anche lui l’idea dei “4 Gatti” che fa tristezza per scegliere un 44 che fa subito canzone. Simpatica storia come il numero 7 di Nani, il portoghese delle Lazio che scartò il “suo” numero 17 che apparteneva già ad Immobile. In realtà con il 7 aveva già giocato con il Portogallo, scelto poi però da Figo e da Ronaldo. Et voila’: 7 Nani.
Un numero storicamente definito “sacro” che al Novara manca. Presente invece il numero 5 di Samuele Bonaccorsi: “Fin da piccolo, essendo difensore centrale i numeri venivano dati dal mister dall'1 all’11 e a me capitava o il 5 o il 6. Casualmente a me veniva sempre dato il 5 ogni partita giocassi da quando ero piccolo e quindi mi sono affezionato a questo numero. Poi ci sono stati due momenti che mi hanno fatto affezionare ancora di più a questo numero: sia in rappresentativa della regione sia in Nazionale Dilettanti i numeri venivano dati in base all’ordine alfabetico. Essendo Bonaccorsi uno dei primi mi era capitato in ambedue le occasioni il 5”. La maglia numero 5 diventò quella dei difensori forti sulla marcatura ad uomo, capaci di salti aerei alla Maldini per intenderci o alla Bonaccorsi. E poi c’è chi ci ricorda che il calcio non è solo piede come Stefano Sensi che alla Sampdoria decide di sfoggiare il numero 5 (sensi).
Il nostro Stefano Scappini invece ha scelto un numero altisonante, il 9: “Ho preso la maglia numero 9 perché il 9 è stato sempre il numero del bomber quindi ho sempre sognato di indossarla sperando di esserlo un giorno”. Numero 9 indossato anche dall’ex super bomber (fece 37 gol in Serie D) Dardan Vuthaj, uno dei migliori protagonisti dell’ascesa in Lega Pro, tornato in azzurro anche nell’ultimo periodo della stagione scorsa. Il 9 è storia, era il numero di Silvio Piola, per definizione la maglia del centravanti di sfondamento che ha come origini Altafini e Boninsegna, ruolo diventato poi un centrale di movimento con Rossi finendo con Altobelli che sintetizza le due scuole essendo agile e potente nello stesso momento.
Nella stagione 1998 all’Inter la magia dei numeri oltrepassa la banalità: Ivan Zamorano lascia la numero 9 a Ronaldo mentre lui prende la 18 mettendo però tra l’1 e l’8 il segno +, come fosse un nove mascherato, idea seguita poi da Manuel Nocciolini quando giocava in Serie B al Parma. Di pensiero meno macchinoso è il nostro 18, Accursio Bentivegna che in tutta onestà ci dice, essendo tra l’altro un acquisto in corsa nel calciomercato di gennaio: “Il numero è stato scelto dalla società ma è comunque un numero che a me semplicemente piace”.
C’è chi poi porta in campo una ferita aperta come Fabio Quagliarella che ha sempre giocato con il 27 tranne nella sua prima stagione alla Juventus (2010-2011), numero scelto in omaggio all’amico Nicolò Galli suo ex compagno di squadra, scomparso nel 2001 a causa di un incidente. Gli azzurri il 27 l’hanno ceduto (Simone Rossetti) ma hanno un buon 26, Salvatore Boccia: “Ho sempre avuto il 6 perché è la data di nascita di mia madre, il 6 marzo, sono nato anche io il 6 (giugno) ma quest’anno ce l’ aveva già Bertoncini e quindi ho preso il 26 perché mi piaceva”. 6 ancora in infortunio al quale si aggiunge il 26, ahimè.
Riccardo Calcagni, invece, nasce come 19, numero che a Novara è sempre stato della “bandiera” Pablo González che da quest’anno indossa la maglia verde dell’Rg Ticino ma cui ricordo è ancora ben intrinseco sotto la cupola, motivo che ha spinto il nostro centrocampista a girare la seconda cifra diventando un 16. “Avrei voluto prendere il 19 perché è sempre stato il mio numero, mi segue da quando ho 16 anni ma poi ho fatto un’altra scelta virando sul 16 che è un po’ un 9 al contrario ma è stato anche il numero di De Rossi e che da tifoso della Roma indosso volentieri” ci confida in una nostra intervista. Pensate che Bonucci scelse il 19 per ragioni legate al karma, l’1 è il numero del Sole e il 9 il numero di Marte.
Infine la maglia dei grandi calciatori, il numero 10 sulle spalle di Christian Donadio. Il primo ad indossarla in Nazionale è stato Peppino Meazza seguito da Valentino Mazzola. Il dieci per eccellenza della storia fu Pelé mentre nel nostro campionato hanno dato anima al numero 10 Rivera, Platini, Maradona, Baggio, Del Piero, Totti. “È il numero che ho avuto più spesso sulle spalle da quando ho iniziato a giocare a calcio ed è anche il mio numero preferito. In più è il numero del giocatore, per me, più forte di sempre Leo Messi, un idolo per me”, ciò che ha spinto il nostro attaccante ad indossarla.
Numero, maglia e combinazione possono raccontare molto di un calciatore. La cosa importante è che siano numeri indossati da giocatori che dopo una sottrazione sanno ricominciare da zero per moltiplicare le occasioni all’ennesima potenza.
Grazie all’Ufficio Stampa ed ai calciatori del Novara FC per le risposte e per assecondare sempre le mie idee.