Editoriale azzurro - Quando la punta non punge
L’ attaccante, nella storia moderna del calcio, ha subito una trasformazione tecnico e tattica molto importante. Il suo compito, infatti, non è più solo ricevere il pallone come risultato di passaggi lunghi della difesa ma deve partecipare al gioco, in maniera attiva, per favorire l’apertura delle difese avversarie e deve saper correre, in fase di non possesso, per fare spazio all’inserimento dei centrocampisti oltre a ripartire dopo un pressing difensivo per sviluppare il gioco in ampiezza. L’attaccante, concepito dal nuovo calcio, nel non possesso palla diventa il primo difensore della squadra per indirizzare l’ avversario dove ha deciso di portarlo. Se ci caliamo nell’analisi delle partite del Novara FC, ricordando con rammarico che hanno avuto tutte come risultato parità o sconfitte, siano esse quelle dell’ex mister Buzzegoli o dell’attuale Gattuso, ci si rende inevitabilmente conto che, nonostante un copioso ed elevato minutaggio nel possesso palla, è necessaria una riflessione sullo spreco di un numero considerevole di occasioni da gol che porta il domandarci all’unisono rispetto la validità delle punte in attacco, poiché è palese considerare che, se tutte quelle occasioni fossero diventate reti da chi di dovere, non staremmo a rimpiangere di essere gli ultimi in classifica. Come abbiamo detto, la dinamicità dei 90 minuti ha reso gli attaccanti, soprattutto forse le punte centrali, un ruolo con una funzione maggiore in ricerca di azione manovrata piuttosto che “accalappiatori” di lanci lunghi. Se però il terminale offensivo di una squadra, appena riceve palla, fa sia rallentare il gioco che abbassare la qualità di azione, oltre che non centrare l’incrocio dei pali, allora, in una condizione come quella della società novarese con un calcio mercato chiuso fino a gennaio e l’impossibilità di fare spazio, eventualmente, ad una fortificazione data dai calciatori “svincolati”, i ragionamenti potrebbero essere ulterioriormente categorici.
Sappiamo che il momento più difficile nel calcio è fare gol e non sempre abbiamo a disposizione quei bomber dalle doti innate, costosi e quasi introvabili, ma esiste sicuramente la possibilità di migliorare le capacità di ognuno con l’allenamento, sempre perfezionabile. È vero che la predisposizione di ogni singolo giocatore è determinante ma, altrettanto vero, che un giocatore, magari partendo da categorie inferiori o implementato dell’investimento progettuale del settore giovanile, può essere formato con il tempo e con il buon lavoro. Bisogna però fare i conti con le caratteristiche innate che fanno a cazzotti con la preparazione tecnica: la capacità di sapersi muovere all’interno dell’area di rigore e, soprattutto, il fiuto del gol non si insegnano, si hanno. La punta deve essere un giocatore freddo sotto la porta, veloce, deve avere quasi una perspicacia superiore, una forza esplosiva, un intuito, un’accelerazione di pensiero e soprattutto, non deve avere paura: ad alcuni si annebbia la vista al momento di calciare, a maggior ragione se l’obiettivo risulta facile, altri hanno il terrore di sbagliare portando ad avere, come unico risultato, l’inefficacia. Per quanto è evidente il bisogno di avere un apice fisico, che veda la porta e vada a segnare, in situazioni contestualizzate si potrebbe anche davvero ipotizzare un sistema di gioco senza punti di riferimento in avanti ma basato su inserimenti centrali, eventuali dribbling e un gioco determinato da triangolazioni e sovrapposizioni.
Con un gioco di elevato possesso palla si può ipotizzare la possibilità di non avere una prima punta? La squadra si potrebbe alzare grazie alla qualità di palleggio dei suoi centrocampisti, specialmente in un momento storico come quella del Novara dove il luogo comune “ gol non fatto, gol subito” sembra l’unica vera equazione che non ha ancora avuto la sua smentita, per cui è obbligatorio dipingere un possibile nuovo quadro, senza aspettare la Dea Fortuna. Piuttosto che continuare a vivere un dramma in attacco, considerando il modo di giocare dei ragazzi di Gattuso spesso modulato e ragionato, si potrebbe pensare di utilizzare gli stessi mediani come finalizzatori perché, oltre al compito di far salire la squadra se hanno tecniche che sotto porta potrebbero portare a risultati felici, a parità di possibile concretizzazione, possiamo aprire la scena ad un incursione di centrocampo piuttosto che un’incerta punta come da manuale calcistico. Giusto per fare un esempio altisonante, un allenatore fuori regola come Guardiola ci insegna che con il cosiddetto falso nueve “ non abbiamo bisogno di centravanti, il nostro centravanti è lo spazio”, affermazione sicuramente pretenziosa ma se la zona occupata dal numero 9 venisse lasciata libera, potrebbe essere il punto di attacco per giocatori diversi, di volta in volta, siano essi seconde punte o centrocampisti. Per applicare questo concetto ovviamente servono giocatori adatti come un centrocampista offensivo o un “ numero 10” capace di fare i movimenti necessari, oltre due esterni di attacco in grado di mangiarsi la profondità e concludere l’azione. Il Novara ce li ha? La risposta è che la fame di gol è una fame innata e merce rara, non dipende tanto dal ruolo ma dalla testa, dalla voglia e dalla convinzione, soprattutto mentale.
E sì, il Novara ce li ha.